#3minutes | Ulysses
“Fin troppo spesso, forse davvero troppo”, si disse mentre camminava controvento, a passi lunghi e distesi in un inverno fin troppo vero, “è solo questione di fortuna”.
Un istante solo gli bastò per rileggere la sua vita sotto una nuova luce e realizzare che l’immagine che ne derivava era molto diversa da quella immaginata.
Lo sapeva fin troppo bene che non doveva interrogarsi troppo sul senso stesso della sorte.
Facendolo rischiava infatti di addentrarsi in una folta selva di ipotesi legate a doppio filo a quello che era effettivamente accaduto e a quello che sarebbe potuto accadere in teoria.
E quei fili diventano ragnatele capaci di legarsi ai pensieri in modo quasi chimico, rendendo indistinguibili i diversi filamenti.
L’ordine precostituito degli eventi, il caos, il libero arbitrio e l’anarchia del destino sono massi capaci di franare su dighe che si sgretolano sotto il flusso di un magma fin troppo denso di pensieri.
In ogni caso lui era troppo curioso e volitivo per arrendersi alla paura, troppo razionale per accettare acriticamente il senso del tempo scritto da una penna che non fosse tra le sue di dita.
Tutta la sua vita era stata una sfida verso la tensione e l’insofferenza di una lotta contro i propri pensieri su temi destinati a Dio o chi per esso. Tutta la sua vita era stata una ricerca della chiave per entrare nelle stanze più nascoste della propria mente, dove la mente stessa non voleva lasciarlo entrare. Era convinto di poter trovare Dio in quella stanza, la più nascosta, quella che gli altri chiamano comunemente anima.
I suoi viaggi e le sue continue avventure erano soltanto una ricerca della chiave, una peregrinazione nello spazio, un continuo andare fisico e mentale alla ricerca di indizi lasciati dal tempo e dalla sorte.
Era chiaro, per lui, che la sorte era soltanto una carta nel mazzo, l’elemento fuori controllo del gioco.
Puoi giocare al meglio le tue carte, essere quanto più scaltro possibile con quello che hai in mano, ma devi sempre e comunque considerare l’elemento fortuna.
Si fermò un istante. La barba lunga ed ispida proteggeva la pelle dagli spilli del vento, ma qualcuno penetrava comunque fino alla cute, costringendolo a qualche brivido mal dissimulato.
Che poi, brividi di freddo, lo erano solo in parte. A vederla così bella, avanzare verso di lui, con quegli occhi grandi e quel sorriso caldo nonostante l’inverno, l’emozione lo rendeva così vivo da vibrare letteralmente sotto i colpi secchi del cuore.
A volte è solo questione di fortuna, ma il fatto di tornare, quella era stata sua, di scelta. Nonostante la sorte, nonostante la ricerca di Dio, nella sua mente attraverso l’anima.
L’amore, si rese conto, era l’altro elemento assolutamente fuori controllo della sua vita. E, forse, almeno una parte di quel Dio che lui ricercava così ardentemente, si trovava nel suo cuore.