venerdì, maggio 24, 2013

Un tempo c'era spazio per quello spazio che non suonava mai come vuoto.

Era noia, semmai. La noia la riempivi con immagini, quella della televisione. Oppure suoni. Tutte quelle canzoni che parlavano di noi, non intesi come due, assieme.

Ecco. Quella era un tempo che non rimpiango, ma da cui ho tratto insegnamento, semmai qualcosa ho imparato. Sulla vita, intendo. Quella che, altri, chiamano esperienza.

Non credo all'esperienza. Difficilmente la vita è così gentile da metterti nelle stesse condizioni, due volte, per usare quella che, gli altri, chiamano, appunto, esperienza.

Quello è il seme dell'amore. No, non l'esperienza. Quel tempo è il seme dell'amore. Quel tempo, che in quel campo di noia ha trovato la forza di andare a fondo e di mettere radice. Sfidando le immagini, della televisione, sfumandole sullo sfondo, come ombre su un muro.

La vera sfida è lasciarsi andare a fondo, fino in fondo. Quel tocco, spinta propulsiva, dal basso verso l'alto, principio stesso dell'ambizione. Quel tocco, in fondo, lo senti, lo senti proprio. Dentro.

Da là si parte. Perché l'ambizione, poi, si alimenta e si alimenta del coraggio. Il coraggio è benzina. Anzi no, il coraggio è una scusa. Come la volontà. 

La benzina è la paura che deve bruciare. Deve rimanere cenere di quello che le altre persone pensano di te. Perché il giudizio altrui conta quanto la polvere quando le persone che lo esprimono non sono le persone giuste. Devi diventare te stesso, a prescindere. Se lo fai, se inizi a farlo, allora tutto cambia.

A questo punto, solo a questo punto, l'amore. In primis verso sé stessi, il guardarsi negli occhi, dritti.

Troppi occhiali, a specchio, che nascondono l'anima. Troppi specchi che restituiscono sguardi, altrove.

Io, credo, ma lo dico a bassa voce, credo di averti trovato così. Dopo tutta questa strada. E non poteva essere diversamente. 

Perché di strada da fare ce n'è ancora tanta, perché l'ambizione è una benzina che brucia. Perché da soli si cresce ma in due è più bello farlo, anche se più difficile. Perché le strade diventano due e devono, naturalmente nella stessa direzione di marcia, confluire in una sola, di vita.