mercoledì, maggio 31, 2006

I nostri movimenti interiori sono pallidi, la pelle dorata dalle lampade. Siamo piante in serra, la televisione il nostro concime. I libri un inutile spreco di alberi, da tagliare invece per far posto a qualche villaggio vacanze in riva al mare; l’unica carta che arricchisce e ha valore, senza dubbio quella moneta, il più comodo viatico per un sano potere. Odio la morale, che comunque non ci appartiene, odio la critica, se è solamente per denigrare.

martedì, maggio 30, 2006

Capirmi, e di conseguenza amarmi, come persona, come essere umano: amarmi in maniera incondizionata, per essere termine di paragone nel momento in cui devo amare gli altri. Volermi bene in quanto uomo, non in quanto me stesso: scindere per quanto possibile la mia persona dalla mia essenza per criticare la prima ogni qualvolta mi accorgo di carenze, o di atteggiamenti correggibili, nel tentativo di migliorarmi continuamente e per esaltare la seconda, quella parte di me che mi accomuna a tutte le altre persone, a tutti gli altri esseri umani. In fondo penso sia questo il seme della tolleranza.

lunedì, maggio 29, 2006



Vendo il tempo, lo vendo veramente. Lo vendo in polvere, da bere diluito in acqua, lo vendo liquido, lo vendo pure in barrette e in confezione singola o multipla.

Gli affari vanno a gonfie vele e senza nessun investimento in pubblicità o marketing: solo con la forza del passaparola.

La gente vuole tempo e io glielo vendo.

Dove lo trovo io il tempo? Semplice: lo prendo dalla gente stessa, raccolgo tutti quei momenti di solitudine, quei momenti di noia in cui una persona sta con sé stessa e non sa cosa fare:tutte quelle “inutili circostanze” che solitamente riempiamo con sigarette, tv, gesti stanchi pur di non rimanere da soli: ecco, io condenso tutti quegli attimi, li sciolgo, ne faccio un’unica soluzione, e preparo le dosi.

Ma non dite alla gente che il tempo lo prendo da loro stessi: non per i miei affari, per voi: nessuno vi potrebbe capire, anzi, più di qualcuno vi darebbe sicuramente del pazzo!

sabato, maggio 27, 2006



"...quella mattina era iniziata in modo strano, pensando a lei, alla sua bellezza, alla sua femminilità. Lungo la strada il mio cuore iniziò a palpitare, senza motivo del resto, pensavo a tutte le cose che dovevo dirle, ma allo stesso tempo sapevo che non sarei riuscito a dirne neanche mezza, perchè questa volta è lei la protagonista, è lei che scrive le regole del gioco...
"Non è possibile!" penso tra me e me, cosa mi succede, le gambe mi si irrigidiscono il battito accelera e per un momento mi sento come un adolescente al suo primo appuntamento.
L'immagine dei suoi occhi mi pervadono, sono offuscato dal suo fascino senza confini... "se potessi solo leggere nella sua mente cosa pensa di me!?!"
Si, perchè è tutto qui il segreto, se sai cosa pensa di te una persona che tu ammiri particolarmente, allora tutto diventa più facile, ti sciogli, ti gusti l'obiettivo, vivi di certezze fino a prima solo fantasticate.
Con discrezione, decido di entrare, la vedo, è un sogno, fantastica come sempre, questa situazione mi imbarazza, ma mi fa stare bene ... il tempo si ferma, oramai mi sono rilassato, vivo con lei attimi di dialogo in assoluta estasi, saluto speranzoso di aver fatto il mio dovere. Poco dopo, con la mente sgombra da ogni preoccupazione, mi accorsi che da quella porta non era entrato il mio passato, il mio essere, le mie conquiste... anche questa volta la passione mi aveva letteralmente buttato via!
A distanza di qualche settimana ripenso a quel primo e unico "appuntamento"... mi sento vuoto, il fuoco che io avevo acceso non è mai più stato alimentato ... tanto meno da parte sua, e allora ritrovo la mia felicità, il mio benessere interiore, con la certezza infondata di averle invisibilmente scalfito il suo cuore."
( L.)*
* [questo pezzo non è stato scritto da me, ma da un mio carissimo amico. Colgo l'occasione di ringraziarlo sia per il brano molto personale che ha reso "pubblico" nel mio blog, sia -soprattutto!- per il fortissimo legame d'amicizia che ci lega ormai da molti anni]

venerdì, maggio 26, 2006



penso a tutte quelle opportunità che ogni giorno si presentano e che non so cogliere; mi rendo conto che la vita è un continuo bivio e ogni parola non detta è sia un'occasione gettata al vento sia una piega diversa che prende la vita. quante persone ci sfiorano ogni giorno, in treno, al lavoro, al bar, all'università, quante possibili strade... quante volte l'ombra della vergogna ci inibisce e ci lascia il retrogusto amaro di noi stessi incapaci di sciogliere un "ciao" alla ragazza, che seduta davanti a noi, spiamo per minuti, giorni, settimane a seconda dei frangenti, in attesa di trovare il coraggio. Quante diramazioni la strada, e quanti rami partono da un solo tronco, quante vite diverse mentre ne viviamo una.




"Fui rapito da un turbinio incessante di emozioni malinconiche. Solo ora capisco che devo fermarmi per riscoprire il senso dei miei giorni. Solo ora capisco che la vita è troppo breve per essere tristi"
(Luca B.)

“non so che dire…veramente..”

“e allora non perdere una buona occasione per tacere!”

“…però, sempre gentile…non ti smentisci neanche stavolta…”

“eddai si scherza… mamma che permaloso…” e si avvicina un po’ di più, giusto qualche passo “ah quasi dimenticavo…”

Ma vuoi vedere che se lo ricorda…

“domani non è che mi potresti portare l'articolo di…”

No, non se lo ricorda, e vabbè…pazienza… io non so nemmeno il suo…

“ci sei rimasto male… certo che non sai proprio mascherare le delusioni…” prende tempo, mi guarda, mi stampa due baci sulle guance e mi sussurra”...buon compleanno...”



giovedì, maggio 25, 2006

Esco un attimo

a controllare

le stelle.

Intingo la penna nella fantasia.





Quella fu una serata molto piacevole, anche se entrambi eravamo abbastanza stanchi.

Arrivai in piazza puntuale, nonostante le difficoltà nel trovare un parcheggio: mentre mi avvicinavo mi chiedevo se sarebbe effettivamente venuta all’appuntamento: temevo fortemente che mi arrivasse un messaggio sul cellulare, del tipo, “scusa ma sono molto stanca, non ce la faccio proprio, ci vediamo un’altra volta, promesso! Baci” per cui quando la intravidi sotto il portico, beh, mi sentii profondamente sollevato.

Lei stava parlando con alcuni ragazzi, rallentai il passo sperando che il tempo e lo spazio si dilatassero per far sì che quei ragazzi se ne andassero prima del mio arrivo: vederla scherzare con loro, vederla sorridere mi faceva stare male due volte: la prima perché quel buonumore lo dissipava prima del mio arrivo, e in seconda battuta perché era ancora più carina che in treno.

Lei mi vide qualche metro prima di arrivarle appresso: salutandomi mi regalò un sorriso e un bacio sulla guancia.

Liquidò con garbo i ragazzi, mi disse che erano ex compagni del liceo, e ci incamminammo verso un’enoteca poco distante. Le gambe tremavano, ma il vento e l’aria fredda non c’entravano, avrei tremato con la stessa intensità in qualsiasi stagione e con qualsiasi sole; notai subito quel filo di trucco, i jeans stretti, i capelli sciolti: non era una ragazza appariscente, aveva uno stile e un’eleganza innata nei gesti, nel modo di camminare e di porsi, che mi mettevano quasi a disagio… sì, era abbastanza evidente: mi piaceva proprio...

-E smettila di lamentarti!!- mi sorride e mi sferra amichevolmente un pugno sulla spalla.

Rimaniamo in silenzio per qualche istante, lui ripensando che sì, poi la vita non sta andando affatto male e io....

-Mamma mia, ma hai investito un gatto o è il lettore che salta?! Cos’è ‘sta roba?…è inascoltabile…-

-È chill-out…- dice lui, fintamente risentito: è chiaro che questo cd è di Anna, ed è talmente innamorato che si sta anche degnando di ascoltarlo.

-Beh dai, guarda che non è proprio da buttare…- lo dice quasi per discolparsi, mentre lo estrae dal lettore e ne infila un altro misto che inizia con “Grace” di Jeff Buckley.

-Allora…questo è di suo gradimento??- mi fa non appena riconosco il brano.

-Molto, molto meglio…beh, ora potremmo anche star zitti per qualche minuto…- e così facciamo, alzando il volume dello stereo, lasciando che la melodia ci entri dentro e, per quel che mi riguarda, che mi saturi la mente.

martedì, maggio 23, 2006

Il treno procedeva spedito, i minuti e i quarti d’ora passavano, mentre l’inevitabile diffidenza iniziale si scioglieva parola dopo parola, sorriso dopo sorriso. Dopo un’ora si era già in confidenza, e dopo un’ora e un quarto mi sembrava di essere, anzi ero già, innamorato di lei.

Parlammo inizialmente di libri, in quanto prima di rivolgerle la parola avevo estratto dallo zaino “Tokyo Blues” di Murakami, che lei considerava uno dei suoi romanzi preferiti

“Come mai a Milano?” le chiesi.

“Sono andata a trovare il ragazzo…” mi disse con fare malizioso - lo sapevo, dovevo immaginarlo- pensavo tra me e me.

“Peccato, mi stavo già innamorando di te…” le dissi, conscio sia che non avevo niente da perdere sia che sostanzialmente era vero.

“Stavo scherzando..!!” e lo disse sorridendo, mi sembrava lusingata “comunque lo prendo come un complimento… a meno che tu non lo dica a tutte dopo appena un’ora…”

La voce meccanica proveniente dallo speaker annunciò che eravamo in prossimità di Padova; dopo esserci scambiati i numeri di cellulare le chiesi se le andava di vederci ancora.

“Va bene per stasera alle 10… in piazza?” mi chiese.

"Va benissimo.." risposi, trattenendo a stento la felicità



In macchina sono tassista dei miei pensieri, alcune parole sparse mi accompagnano da stamane, ma sono indecifrabili, oppure non ci presto attenzione. Guardo oltre il vetro, mentre un cantante parla penso d’amore, ascolto senza partecipazione qualche strofa, continuo a guidare, penso a cosa ti dovevo dire, ai discorsi che preparati prima stanno sgorgando adesso, a distanza di ore.

Incrocio un’auto che spedita avanza in direzione contraria… chissà se seguendo la scia dei fari posteriori trova l’origine del mio pensare…

lunedì, maggio 22, 2006




In fin dei conti, penso ci sia speranza…e penso anche che sì, sarà l’ultima a morire. Ecco... a essere del tutto sinceri, mi preoccupa, data la veneranda età, l’attuale stato di salute in cui versa…

domenica, maggio 21, 2006


Vorrei disseminare la vita

di punti e virgole

per respirare,

per soffermarmi a riflettere.

Cogliere petali

calpestati

da una marcia continua.

Amplificare sussurri

punteggiandoli

Con silenzi e sorrisi.

“E non ti dà fastidio tutto questo? Non voglio fare false morali, ma non ti senti un po’ in colpa a contribuire al declino collettivo, o del fatto che comunque farai soldi sulla felicità e l’equilibrio delle persone più deboli, o plasmando i bambini che non hanno scudi o una scorza sufficientemente dura per capire che forse c’è dell’altro e che cresceranno con certe idee…”

“Noi siamo la prima generazione allevata dalla televisione…” la interruppi.

“E infatti gli esiti son ben visibili, siamo una generazione vuota, asettica, senza ideali o con ideali corrotti, capace di spaccare una bottiglia in testa a una persona fuori da uno stadio, solo perché l’altro tifa un’altra squadra, ma incapace di difendere un’idea, di cambiarla di fronte all’evidenza, o peggio incapace di partorirne una propria …”


Il perché di un attimo che trova pace solo quando non ci penso, quando la mente e il cuore si distraggono e fisso un punto davanti che non so nemmeno dove effettivamente sia, quando dentro tutto tace, quando dentro c’è silenzio che dura un istante, finchè un battito di ciglia sblocca il tempo.

venerdì, maggio 19, 2006



pubblico per intero questo brano, non scritto da me, bensì da un mio caro "collega" d'università, uno di quei ragazzi che capisci subito che nella vita farà carriera, ma che la stessa vita ha deciso di metterlo improvvisamente e duramente alla prova... (il testo è tratto direttamente dal suo blog: http://ilmarkettaro.blogspot.com/)


"Ci sono momenti che pensi tocchino solo al tuo vicino di casa, al tuo amico per cui ti addolori o allo sconosciuto a bordo di un ambulanza che sfreccia mentre tu giochi al campetto e, ormai, nemmeno più giri la testa. Lunedi papà è stato male, molto male, è andato vicino a non tornare più. Ora sta ancora male ma il peggio sembra, incrociando le dita, scongiurato. In questi momenti capisci tante cose, capisci che preghi anche tu come gli altri, che il Signore ti ascolta, e anche se non ti ascolta tu gli parli, solo sul treno, e preghi, e quasi piangi ma devi farti e fare forza per pensare in positivo, pensare che non toccherà a lui, che è forte e ce la farà. Sono stati due giorni terribili, sono giorni ora difficili ma che, si spera, passeranno. Sembra banale ma è tutto vero. E' vero che le liti quiotidiane ci sembrano giustificate e l'ira utile, è vero che il 25 all'esame ti lascia scontento, è vero che ti arrabbi con la ragazza e dormi male. Ma è vero anche che quando vivi certe cose tutto passa in secondo piano, non c'è ragazza, non c'è amico e non c'è voto. Capisci che sei stupido, capisci che se qui, per caso o meno, per vivere quelle sofferenze che pensi non vivrai mai, perchè sei giovane, perchè mamma è sana e papà è forte. Perchè "poveretto quello...", ma non pensi mai che tocchi a te, l'ospedale, l'elicottero, l'ansia, il tremito del cuore, il tuo per il suo. E preghi, per forza, e raccogli le parole di un dottore che sa di aver operato una persona che al 60% sarebbe morta. Ma non lo è. Che sa che l'operazione ha un ulteriore 15% di rischio, ma è andata bene. Che sa che le 48h successive sono critiche. Sono passate. Papà non è ancora sveglio ma io so che ce la farà, so che ogni ora è un passo verso il suo ritorno, le sue battute e i suoi silenzi, i suoi misteri e i suoi guai, ma anche il suo realismo e la sua gioia, il suo essere mai normale, troppo attivo, eccessivo forse, ma sempre fuori da quegli schemi che uccidono l'anima, proprio lui che ha lottato con quelli che uccidono il corpo, sta ancora lottando ma deve farcela e ce la farà. Queste righe sono per dire a lui che gli voglio bene e che lo aspetto, e per dire a chi legge che la vita va vissuta pensando che i proverbi della nonna (basta la salute) sono in realtà meglio di qualsiasi claim di grido, e quando capisci che queste cose esistono, e anche tu sei papabile, capisci che tante volte perdi la testa per cose che valgono niente. Da una cosa del genere si imparano tante cose, il marketing può aspettare, tutto quello che avete fatto 10 minuti fa avrebbe potuto aspettare, forse questo spiega perchè a volte sorridere per niente fa bene, perchè il niente significa assenza di sofferenza, e la sofferenza toglie sorrisi, parole e fiato e da consapevolezza, realismo e triste incredulità. Ma la speranza, quella ci guida, e forse con la speranza dei tanti che hanno pregato per lui papà ce l'ha fatta a superare quei momenti, e ora gli manca poco per restituire a tutti quel sorriso che manca già da troppo tempo, forza papà."

"forza papà di Giorgio e forza Giorgio!"

giovedì, maggio 18, 2006



Dimostrazioni d’affetto e attenzioni spontanee per suffragare l’ipotesi che i nostri incontri siano consapevoli scelte, dettate dalla volontà d’esserci e dall’esigenza di un contatto da preservare, e non circostanze propizie a colmare il silenzio della solitudine. Non c’entra il bisogno, l‘espediente è la consapevolezza d’incontrare qualcuno con cui condividere volentieri il cammino mettendo in comunione noi stessi, quella stessa consapevolezza che ci fa spogliare dei veli che rivestono la nostra persona. Il cambiamento non è una scusante, gli impegni non sono un limite invalicabile per la volontà, il tempo non manca mai a chi sceglie di non farselo mancare. L’amicizia non esige continue prove, semmai alcune conferme.

Il quotidiano incedere ci può separare, ma non ci riveste di veli, se noi non lo vogliamo.

E fino a quando riuscirò a scorgere controluce i tuoi pensieri mi presenterò nudo all’appuntamento con te, e continuerò fino a quando il gelo della tua indifferenza non mi farà rabbrividire, solo allora, mio malgrado, raccoglierò da terra quei veli e comincerò a vestirmi.


Mi sembra d’essere tanto distante,

le parole, i gesti

non sono solo frammenti

interpretabili a seconda dei momenti.

In che senso siamo cambiati?

Me lo chiedo,

mentre vivo, senza accettare,

gli ultimi istanti

di un’amicizia dalla fine triste,

una fine che fa male

mercoledì, maggio 17, 2006



Il viso umido,

lacrime di gioia

arrossano gli occhi.

Il leggero ticchettio della pioggia

sui miei pensieri,

gocce che slavano

interrogativi senza risposte

e sconclusionate domande.

Il piacere di sentire

un movimento interiore,

indistintamente,

che affiora.



Più mi cerco e più mi sfuggo, le domande che mi pongo non trovano risposte, semmai si dissipano, sfumano. Non capisco... più scavo, più m’impantano. Vorrei capire chi sono davvero, cosa c’è dentro, la mia vera essenza, ciò che mi spinge nel mio agire e mi guida nel mio pensare; vorrei avere una torcia per indagare per bene la mia persona, partendo dall’interno dell’anima, esplorando il mio io, raccogliendo indizi, scovando emozioni, cicatrici e ricordi per costruire un’immagine che dall’esterno non riesco a cogliere nella sua interezza. E poco importa se mi servirà un’intera vita, scorgere per un istante, uno soltanto, la fotografia nitida di me stesso, questo penso che in fondo sia il premio della ricerca.

(il gioco dell'amore)


Certe frasi mi entravano dentro ed aprivano squarci. Io non avevo tutti questi problemi, non perché li avessi risolti, ma semplicemente perché non me li ero mai posti.

Forse vivevo meglio di lei, sicuramente con meno tensione dentro, però mi sentivo come un viaggiatore passivo lungo il cammino della vita, che non si interroga sul percorso, ma che procede solo perché gli è sempre stato detto di farlo.

martedì, maggio 16, 2006

Sorrido, mentre con una mano mi strofino il mento, accarezzandomi la barba che ispida sollecita il mio palmo; e intanto ti guardo, ti ascolto, ti parlo. Coinvolgo i miei sensi, protesi verso di te; a meno di un metro l’aroma della tua pelle, e quella goccia di profumo, inebria e stordisce la mente.. vorrei accarezzarti, baciarti, stringerti… non m’interessa per ora il tuo seno, o la vita, che i tuoi jeans esaltano, ma il calore tuo, quella sensazione di trasporto emotivo, quella sensazione impagabile di pura felicità che smembra l’aria, il trasmettersi empaticamente un messaggio d’amore, premendo le labbra, le tue contro le mie.

domenica, maggio 14, 2006

Vivo di attimi

lasciati in libertà.

Cambio rotta,

ma è il vento a sospingermi.

Chiuso in una gabbia

di perché e se,

una folata fa vibrare

la superficie del mare.

Mento col sorriso

ho ceduto

nella notte

un lungo silenzio,

un bacio.




Cerco la via

più breve

per arrivare a me stesso

in mezzo agli altri

“Noi pensiamo di conoscerci, eppure ad onta dei nostri sforzi, non ci conosciamo affatto; crediamo di conoscere i nostri simili, eppure non li conosciamo, perché noi non siamo un oggetto, e neppure i nostri simili lo sono. Più penetriamo nel nostro intimo, o nell’intimo di un altro essere, più la meta ci sfugge. Eppure non possiamo fare a meno di desiderare di penetrare nel segreto dell’animo umano, nel suo più profondo nucleo”

“Nell’altro essere trovo me stesso, scopro me stesso, scopro tutti e due, scopro l’uomo”

(Erich Fromm - L'arte di amare)

lunedì, maggio 08, 2006

la vita è un insieme di parole per lo più in mano ad analfabeti

sabato, maggio 06, 2006

“non siamo noi a scegliere Dio, ma è Dio a scegliere noi…” Se ancora non hai ricevuto la chiamata controlla che il ricevitore dell’apparecchio telefonico della tua fede non sia posizionato in maniera errata rispetto alla base dell’anima.

Rassegnati nel caso in cui la linea risulti occupata, sarà occupata in eterno…

giovedì, maggio 04, 2006

tutta questione di cuore! di cuori infranti, di cuori gaudenti, comunque di sentimenti, quasi sempre contrastanti, e ti senti dentro pulsare di vita, di rabbia, a volte d'amore... di fronte al mio sguardo assente mi chiedi "che pensi?" "che vorrei tanto baciarti!" ti risponderei, ma me lo tengo tra i denti, non oso svelare ciò che inquieta il mio umore, non oso sconfessare ciò che illude il vero, e ti rubo un sorriso, veloce, senza lasciare speranza a quello che altri chiamano amore, solo perchè si sta male a soffrire.
degli sguardi degli altri non so che farmene, sai, "sei bella, veramente bella" e anche questo te lo direi, se ne avessi il coraggio, l'avrei già fatto, ma permane quella sensazione di inferiorità, "non vorrei perderti, questo no, mai.."

martedì, maggio 02, 2006

...quelle ambizioni, i tuoi interessi e quel mondo che come un abito hai dismesso, ti stanno chiamando, stanno vibrando dentro e ti ripetono che non è mai tardi per "provare a essere" quello che si anela a diventare. certi abiti che tu hai ritenuto essere fuori moda, ora che ci presti più attenzione ti sembrano, anzi quasi sicuramente, sono più attuali di quelli che ogni giorno indossi...

L'anno scorso mi sono riavvicinato alla lettura: diciamo pure che ho iniziato a leggere in modo quasi convulsivo, forse per lenire quella sensazione di aridità che percepivo guardandomi dentro... Mi sentivo piatto, nelle idee, nel modo di pensare e in parte nelle emozioni: leggere mi sembrava un buon modo per ricominciare a spaziare con la mente, con le emozioni, per avvicinarsi e allontanarsi a prospettive e modi di vedere la vita differenti dal mio... Ho riscoperto un piacere, quasi un "medicinale" che allo stesso tempo svolge il duplice ruolo di ricostituente e di anestetizzante...a volte solo accarezzare un'idea che altrimenti la vita non ti avrebbe permesso nemmeno di sfiorare dà una grande sensazione di appagamento e di carica interiore.
A volte scrivo o disegno in una sorta di giocosa terapia finalizzata ad esprimere quel che si prova, tratteggiare un'emozione, o dare una vita a tutti quei pensieri che dentro s'incrociano, si scontrano e s'intrecciano...

ho proposto qualche mio lavoro, senza nessuna velleità artistica, per rendere un pò più vivace il blog... mancano i contenuti...è questo che dici? sto ascoltando l'ultimo album dei pearl jam, carino, ma niente nuovo slancio... dovrei leggere i testi, di solito i PJ non deludono da quel punto di vista..., sicuramente anche stavolta saranno all'altezza...al primo ascolto tuttavia promosso...tra due,tre ascolti la situazione sarà più chiara...


natura morta...

Venezia, 26/04/2006

lunedì, maggio 01, 2006

Mi sento libero qualche mattina, quando aprendo gli occhi non penso subito alla giornata che devo affrontare, o meglio, a tutti gli impegni che già la riempiono e che la assillano.. Appena sveglio penso che potrei viverla diversamente, se solo ne avessi la forza. Ma è solo un attimo… Forse è il richiamo alla vita che ogni mattina mi ricorda che nel momento stesso in cui io sono nato, sono nato libero.

A volte mi sento libero quando lascio che una canzone particolarmente bella mi si insinui dentro, quando quelle parole, quelle note, quell’insieme melodico mi solca l’anima e mi ritrovo con gli occhi bagnati a fissare un punto dentro di me, dove il vuoto non è vuoto ma pura armonia. A volte sono libero quando sono felice, o meglio, ogni volta che sono felice sono libero, perché non mi serve niente, e appunto non dipendere da niente è una forma di libertà. Ma dura solamente un momento..

Talvolta mi sembra che noi tutti viviamo dentro un enorme bozzolo, come tanti bachi, senza la forza di perforare la seta che sofficemente ci avvolge e restiamo là, schiavi di quella fibra che da piccoli ci proteggeva e che da adulti ci soffocherà. Siamo una generazione di mancate farfalle, capaci di rinnegare la nostra stessa natura: meglio osare un battito d’ali libero controvento nel mondo inospitale che ci ospita che ritrovarsi con un paio di ali avvizzite in un bozzolo che ci stringe l’anima.

A volte mi sento pulcino dentro il guscio, e cerco con il becco di infrangere quelle pareti, ma non ci riesco, a volte…

non è la felicità, è la vita, la poesia
quel che cerco, quel che sento,
il modo di stare sul bordo,
a volte a colori,
nel mentre
distante
cerco il presente

parte oggi un nuovo blog... per dare via libera ai propri pensieri...