sabato, luglio 29, 2006

Ma tu sei più di quel che sembri. È che ti nascondi. Di solito le ragazze scompaiono in inverno e sbocciano con i primi caldi, quando la stoffa si accorcia e i centimetri di pelle nuda non scarseggiano. Tu invece hai nascosto quello che avevi dentro, dietro un pesante trucco. O forse, semplicemente, ho imparato a conoscerti.

venerdì, luglio 28, 2006

Il temporale fa il vocione perché nessuno lo sta ad ascoltare. Ma è un tipo abbastanza fragile, quasi subito si pente ed inizia a piangere a dirotto: non mi preoccupa, tuttavia, la sua situazione.

Invece sono le stelle che mi fanno star male: se si sentono trascurate, perché nessuno le sta a guardare, loro si lasciano cadere, per poi morire, solo per attirare un po’ d’attenzione..

martedì, luglio 25, 2006

Ma sì… stai tranquilla... è solo un gioco! Non vale niente e stasera si azzera anche il vento, stai in silenzio e goditi il momento. La cera cola e la luce della candela segna l’aria, ed è bello provare a guardarsi negli occhi attraverso il fumo perché non si legge nemmeno l’anima.

sabato, luglio 22, 2006

Una pistola sparava proiettili all’impazzata, colpendo alle spalle le persone senza che esse se ne accorgessero, o potessero evitarli. La pistola aveva le sembianze di una bocca, i proiettili le forme di parole. Ma vi assicuro: quella era una pistola e quelli erano proiettili.

venerdì, luglio 21, 2006

Ho spinto in alto l’immaginazione, ma talmente in alto che mi ha assalito la paura di squagliarla a contatto con il sole. Allora ho dipinto un albero in cielo, per farle un po’ d'ombra, per non bruciarla. Ma non aveva senso. Ho buscato la chioma all’albero e l’ho lasciata libera. Se si scioglie si disperderà nel cielo della mente. E chissà che non si trasformi in una nuvola pronta a bagnare con la sua pioggia la fantasia, nella speranza che cresca rigogliosa e che porti frutto, e che questo sia dolce da assaporare, o che sbocci un fiore, incantevole e profumato da annusare.

giovedì, luglio 20, 2006

Ho misurato la febbre al sole e l’ho mandato a riposare dicendogli che non stava tanto bene. Era un pretesto per avere la luna, e una notte più lunga per poterla baciare.

martedì, luglio 18, 2006


Perdersi in una parvenza di illusione,

scalfire un muro di gomma

con un frammento di un sorriso rubato.

Scaldare l’animo sciogliendo la freddezza, come neve al sole

risvegliarsi dopo un lungo torpore

di un rapporto troppo presto bruciato.

Chiudere gli occhi,

intimamente sorridere,

pensando all’abbraccio

dei tuoi sguardi distratti.

Come un girasole

alla ricerca del suo raggio di luce,

venirti a cercare.

sabato, luglio 15, 2006

Ubriachi? No, ubriachi no, abbastanza allegri semmai. “Aspettiamo l’alba?” gli chiedo. “beh, si potrebbe fare, ormai mancano solo un paio d’ore…”. Continuiamo nei nostri discorsi, l’alcool scioglie la lingua ma lega la mente, la stanchezza fa il resto. Dopo un’ora resistere è dura: continuo a strofinarmi gli occhi: la sedia a dondolo è una culla, le oscillazioni mi chiudono le palpebre sempre un po’ di più, mi sa che cedo al sonno. Mi appisolo. Lui continua a parlare, sembra non risentire dell’orario. Mi sveglio giusto per sentirlo dire:“ma sai che quando sento dire che una donna cerca in un uomo l’ironia e la simpatia, a volte mi vien da credere che sia vero?”. In dormiveglia borbotto: “…a me vien da ridere…”

venerdì, luglio 14, 2006


Una corsetta leggera su una nuvola, tanto per digerire la solita pesante morale, perché un caffè e un amaro a volte non bastano.

mercoledì, luglio 12, 2006

Eh no, non vale, che poi ti penso e mi resti dentro, e provo e riprovo nella testa un fiume di discorsi da fare quando ci incontreremo. E va a finire sempre allo stesso modo: quando ti vedo non so che dire.

sabato, luglio 08, 2006

Locale abbastanza alla moda, verso fine serata. L’avevo conosciuta così, quasi per caso. Stava andando anche abbastanza bene. I primi sette secondi, quelli decisivi per la fatidica prima impressione, come avevo letto o sentito da qualche parte – una rivista o per televisione? Vista l’idiozia probabilmente per televisione – me li ero giocati alla grande (sguardo giusto, battuta simpatica ma non scontata, sicurezza nei movimenti, e galanteria non ostentata). Stavamo bevendo qualcosa assieme, parlando del più e del meno.

“e tu che fai?” mi chiese.

“faccio economia. E tu?”

“faccio lingue…”

“…con tutti?!”. Forse l’Havana cola aveva troppa Havana. O forse dopo due birre non era il caso.

“Si brutto idiota. Ma non con te stasera!”. Sicuramente lei non era particolarmente avvezza allo scherzo.

martedì, luglio 04, 2006

Marco ha 8 anni ed è un poeta, o forse di più, un genio. La sua mente non ha vincoli di creatività. È una nuvola che corre veloce, una nuvola che emette continui lampi. Improvvisi, abbaglianti. Marco è seguito da un’assistente perché viene considerato un bambino difficile, un bambino con dei problemi: iperattivo, che si integra difficilmente con gli altri della sua età. Il vero problema di Marco è che è troppo intelligente per poter essere costretto nelle strutture rigide del normale metro di giudizio. Marco ti acceca quando scatena il proprio talento, è una puledro che non dovrebbe essere imbrigliato, ma disciplinato per permettergli di galoppare sempre più veloce. Marco arriva dove agli altri bambini, e a molti adulti, non è concesso di arrivare. A Marco stamattina ho chiesto cosa fosse la fantasia. “È semplice” mi ha risposto con una prontezza disarmante “la fantasia è una passeggiata sull’arcobaleno”. Me l’ha detta così, come se nulla fosse, guardandomi dritto negli occhi e accennando un sorriso, la definizione della fantasia più bella che io abbia mai sentito.