Mi preparo un the caldo.
Accendo il bollitore, reminiscenza di Londra, e aspetto che l'acqua in vada in ebollizione.
Prendere un the a quest'ora, in inverno mi ricorda di quando ero piccolo e papà preparava il the, nei pomeriggi in cui era a casa dal lavoro. Facendo turni, capitava spesso.
Ricordo perfettamente il piccolo fornelletto elettrico, una sorta di piastra grigia che ci metteva un sacco di tempo a scaldare l'acqua. Il pentolino che di solito usavamo, sembrava fatto su misura.
Lo zucchero era contenuto in un contenitore bianco di ceramica, dalla forma molto particolare: sembrava una sorta di portagioie di medie dimensioni: una sorta di parallelepipedo con coperchio dagli angoli smussati. All'interno ci stava un cucchiaino d'argento, o almeno credo fosse d'argento.
La particolarità della 'zuccheriera' stava nelle decorazioni, veri e propri disegni, che papà aveva eseguito a caldo sulla ceramica. Decorazioni verdi, e la sua firma in nero.
Era un momento di intima condivisione prendere il the. L'attesa dell'ebollizione, i tentativi di non sgocciolare sulla scrivania, di solito riempita di quaderni o carte e infine l'attesa per non scottarsi. Mi piaceva quel rito.
Mi sentivo al sicuro, protetto, al caldo della mia casa.
mercoledì, gennaio 04, 2012
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