sabato, gennaio 05, 2013



Già. Non so nemmeno quante volte ho iniziato a scrivere questo testo. Aspettavo che lo iniziassi tu, in realtà, ma niente, tu non ci sei. Per  cui tocca a me.

Che poi, lo sai, io non so mai da dove partire. E sì, lo so, lo so che uno dovrebbe cominciare semplicemente alzando il lembo di una parola, prenderla e via via, così con un'altra ed un'altra ancora. Tant'è.

Non ho dimenticato. Questa era la nostra sera. E credo sia stato bello che lo sia stata fino in fondo, fino all'ultimo giorno. E credo che per me lo rimanga ancora. Se ti vedessi adesso, così, per strada, ti direi: "Beh, hai visto? Sei anni e non sentirli!". Sarebbe bello strapparti un sorriso, così, dal nulla.

Già, sei anni. Più uno, l'ultimo. Guardo il mio orologio. Lo porto sempre, al polso. È davvero incredibile come tu sia riuscita ad indovinare quello che piaceva a me, senza nemmeno saperlo, come a dimostrare, una volta di più, che tu mi conosci meglio di qualsiasi altra persona.


E già. Che ti devo dire, che già non sai? Non ti ho più cercata, lo so. Sono fatto così. Tengo tutto dentro, scrivo, cancello, parlo d'altro, sorrido, esco, non ti affronto. Mai.

Sai, mi metto nei tuoi panni. Ti sto a debita distanza. Non mi va di invaderti la vita. Credo che le persone debbano essere libere di fare le loro scelte. Giuste o sbagliate.

La felicità è un diritto e tu hai diritto di cercarla, altrove. Che poi troverai solo mediocrità, e te la farai pure andare bene quella mediocrità. Pazienza. Ma d’altronde, mica ti posso anche augurare di trovarne uno migliore di me. Al netto che non è possibile, ma sarebbe una beffa, per me, non trovi?

Resti bellissima, infelice e testarda. Forse non così artista come credevo, come speravo. C'era di sicuro una parte di te che sognava di esserlo. Perché era quello che volevo che tu fossi. E tu hai cercato di diventarlo. Volevi che io fossi fiero di te.

Strana la vita. Strano come le persone si cerchino, investendo tutto quello che hanno, come hai fatto tu con me, che nemmeno ti rispondevo, all'inizio. E tu, ostinata a volermi, perché se tutti gli altri ragazzi ti volevano ed io no, tu mi volevi di più.

E poi. Poi mi hai conosciuto. Vedi, qual'è stato il tuo errore? Volermi! Perché i discorsi sui cambiamenti e il rimanere uguali lasciano il tempo che trovano come lascia il tempo che trova il fatto che probabilmente non smetterò mai di cercarti, dentro di me.

Guardo al presente, non mi nascondo. So bene che non so aspettare e che per me l’attesa è il massimo della pena.

Per cui mi convinco che non tornerai, anche se ancora lo spero.

Continuo la mia vita, continuo a riempirla, continuo ad uscire e a conoscere gente. C'è gente fantastica là fuori. E più conosco gente fantastica, più mi accorgo di quanto tu lo eri.


Sai bene che sono curioso e mi piace conoscere persone. Solo che poi vivo in funzione di chi mi sta accanto. Fin troppo. Per cui ora vivo in funzione di me stesso. L'unica cosa che posso e devo fare, d'altronde.

Pensa la vita che strana: stasera andrò al Panic, dove una volta abbiamo pure festeggiato il nostro anniversario e dove siamo finiti la sera del nostro addio. Mancherai solo tu stasera, gli altri ci saranno tutti. Non l’ho scelto io, stasera, ma non mi tiro indietro. L'ho razionalizzato soltanto dopo aver accettato. Funzionano così gli incroci della vita.

Come vedi, non ti ho recapitato nessun regalo, non ti ho inviato nessun messaggio, nessuna chiamata.
Nessun mazzo di fiori, nessuna poesia. Solo queste poche righe. Perché comunque non meriti indifferenza, non la meriti, perché gli amori vanno come vanno, ma tu sei stato vero amore. Poi, lo sai che io ho un debole per le belle ragazze e tu eri fantastica e lo sei anche oggi, anche se probabilmente tra le braccia di un altro.

Ecco, c'è una cosa che ti spetta, di diritto. Ti dedico la mia prima mostra, perché tu sola sai cosa significa quel pesce e tu sola sei sempre riuscita a leggere che dentro c’ero io, in perenne lotta con me stesso.
Tu, che quando nessuno mi leggeva, me l'hai fatto trovare sotto il tergicristallo della macchina, con una poesia.
Dio, se non era amore, il tuo!
 

3 commenti:

Emme_ ha detto...

"E tu, ostinata a volermi, perché se tutti gli altri ragazzi ti volevano ed io no, tu mi volevi di più.

E poi. Poi mi hai conosciuto. Vedi, qual'è stato il tuo errore? Volermi! Perché i discorsi sui cambiamenti e il rimanere uguali lasciano il tempo che trovano come lascia il tempo che trova il fatto che probabilmente non smetterò mai di cercarti, dentro di me."

La meraviglia in queste poche frasi. Grazie perché mi hai fatto emozionare!

LissAndCurl ha detto...

E se fosse stata, lei, le forbici che hanno tagliato la rete in cui quel pesce si dimenava, io la ringrazierei.
Gli amori ci liberano, anche quando si sottraggono alle trame della rete che noi stessi abbiamo intrecciato.
Non conserviamo memoria, di quella rete, e ci ricadiamo. Ogni volta inconsapevolmente un po' più liberi.

V.

Anonimo ha detto...

Parole nostalgiche queste ma intrise di risentimento. I discorsi sui cambiamenti lasciano il tempo che trovano solo quando non siamo disposti a cambiare, ad ammettere che abbiamo sbagliato e a tentare di migliorare.