Tratteggiava il contorno di un cerchio ripassando più volte sullo stesso punto. Più e più segni a ispessire la linea, a creare un solco sulla carta.
Inconsciamente con la penna a sfera faceva quello che la mente stava facendo con quel pensiero: ci tornava continuamente sopra, lo ripassava, lo riprendeva nervosamente.
Toglierselo dalla testa era impossibile.
Era come sperare di rendere limpido il cielo soffiando con la bocca a pieni polmoni contro le nuvole.
Il volo procedeva tranquillo. Sconnesso da ogni forma di comunicazione, se ne stava lì a guardare negli occhi il cielo, mentre il sole stiracchiava i primi raggi, facendo perno sulla curvatura terrestre per spuntare all'alba.
Non gli era indifferente volare, ma ne era comunque affascinato.
In quei momenti di stupore, i suoi quasi 40 anni erano tali solo anagraficamente.
Poi, come la punta della penna riprese velocemente a ripassare la semi-curva del cerchio, così automaticamente tornò a pensare che stava tornando da lei.
Messo da parte l'orgoglio, messa da parte l'ambizione, stava tornando da lei.
venerdì, dicembre 30, 2011
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