venerdì, giugno 09, 2006

Ci spostiamo in terrazza, è sera ormai: il sole, velato in parte da una nuvola che sa tanto di lenzuola, bacia la luna: un tramonto splendido quello che si allunga in aria, in questo scorcio di fine primavera.

“Hai visto che spettacolo?” mi fa, indicando col capo il cielo. Annuisco senza dire niente. Estrae dalla custodia la chitarra e dopo averla accordata inizia delicatamente ad arpeggiare qualcosa dei Coldplay, Yellow, se non sbaglio, ma senza cantare. Spengo lo stereo, che salutava le ultime effusioni del sole con le fantastiche melodie dei Sigur Ròs, e vado a prendere alcune birre fresche e qualcosa di salato per accompagnarle. Ritorno in terrazza ed è intento a intonare “Wonderwall”. Gli occhi gli si annebbiano di malinconia: ogni volta che sente o suona questa canzone, mi disse ormai un anno fa, un pensiero va inevitabile alla sua ex, “era la canzone preferita di entrambi” mi confessò. Con grande abilità passa dagli Oasis ai Pink Floyd: l’arpeggio iniziale poi la strofa “So, so you think you can tell Heaven from Hell, blue skies from pain…” bella, bella, bella: nonostante l’abbia ascoltata milioni di volte non posso fare a meno di pensare a quanto sia splendida questa canzone. Mi siedo e me la godo, e mi godo questa impagabile sensazione di armonia e penso di sì, a volte mi basta poco per essere in comunione con la vita e con me stesso.

1 commento:

Thomas ha detto...

Eccomi qui finalmente a lasciare il mio primo commento su questo blog.
Vorrei esprimere la mia ammirazione per il creatore Gianluca spronandolo a pubblicare un libro, o meglio una raccolta di tutte queste poesie in prosa.