“Ma un po’ di spirito critico ce l’hai dentro quella testa?” mi fa lei senza giri di parole. “ti facevo più sveglio, più pronto… invece, scusa se te lo dico, la tua intelligenza è utile quanto una porta antipanico chiusa a chiave quando c’è un incendio…” la guardo, non voglio raccogliere la provocazione, non m’interessa lo scontro. Ormai da qualche anno, quelle quattro volte in cui per sbaglio ci si trova, si finisce sempre col litigare, ma oggi non ne ho proprio intenzione, sono di buon umore e non mi voglio rovinare la giornata a causa sua. “Non mi ero mai accorto che le porte antipanico avessero delle serrature interne…pensavo si potessero chiudere solo dall’esterno…non si smette mai d’imparare…” la butto là, tanto per sdrammatizzare, tanto per dire qualcosa di simpatico e smorzare i toni. Ma l’ironia non viene percepita, anzi nella sua testa diventa subito sarcasmo. Mi guarda con due occhi da lupo affamato, mentre un sorriso amaro le compare sulle labbra. Si avvicina di appena un passo e rimane a circa un metro da me. “è impossibile parlare con te, impossibile, io…io… lasciamo stare…meglio che stia zitta…”. Spero sia di parola. Purtroppo non riesco proprio a trattenermi – giuro che lo volevo – e accennando la migliore delle mie espressioni me ne esco con un: “Guarda che ci conto!”.mercoledì, gennaio 31, 2007
“Ma un po’ di spirito critico ce l’hai dentro quella testa?” mi fa lei senza giri di parole. “ti facevo più sveglio, più pronto… invece, scusa se te lo dico, la tua intelligenza è utile quanto una porta antipanico chiusa a chiave quando c’è un incendio…” la guardo, non voglio raccogliere la provocazione, non m’interessa lo scontro. Ormai da qualche anno, quelle quattro volte in cui per sbaglio ci si trova, si finisce sempre col litigare, ma oggi non ne ho proprio intenzione, sono di buon umore e non mi voglio rovinare la giornata a causa sua. “Non mi ero mai accorto che le porte antipanico avessero delle serrature interne…pensavo si potessero chiudere solo dall’esterno…non si smette mai d’imparare…” la butto là, tanto per sdrammatizzare, tanto per dire qualcosa di simpatico e smorzare i toni. Ma l’ironia non viene percepita, anzi nella sua testa diventa subito sarcasmo. Mi guarda con due occhi da lupo affamato, mentre un sorriso amaro le compare sulle labbra. Si avvicina di appena un passo e rimane a circa un metro da me. “è impossibile parlare con te, impossibile, io…io… lasciamo stare…meglio che stia zitta…”. Spero sia di parola. Purtroppo non riesco proprio a trattenermi – giuro che lo volevo – e accennando la migliore delle mie espressioni me ne esco con un: “Guarda che ci conto!”.lunedì, gennaio 29, 2007
Pubblicato da
Né arte né parte
alle
8:00 PM
5
commenti
giovedì, gennaio 25, 2007
Tempo da neve, mentre la mattina si scioglie. Mi trovo a pensare che anche un'anima calda a volte si perde, quando smette di volersi bene.
Pubblicato da
Né arte né parte
alle
1:41 PM
8
commenti
lunedì, gennaio 22, 2007
Pubblicato da
Né arte né parte
alle
7:48 PM
9
commenti
giovedì, gennaio 18, 2007
La strada dissestata, ma tutta dritta, senza curve. Le linee bianche che delimitano la carreggiata le devo ricostruire con la fantasia, quella al centro è una linea di colore impalpabile sull’asfalto. Un elemento fuori posto che all’apparenza non è tale, non catalizza l’attenzione. Penso alla traslazione di un fatto in opinione, allo snaturare di una realtà in qualcosa di volatile, al volgere in soggettivo l’oggettività. La metamorfosi in negativo di una immagine, che dopo tale processo diventa irriconoscibile. Al fatto che non tutto possa essere interpretabile e confutabile, ma l’editing mentale al quale siamo sottoposti altera notevolmente la nostra percezione. No, non è un raggio di sole quello che mi abbaglia, è solo un laser giallo puntato dritto negli occhi.
Pubblicato da
Né arte né parte
alle
9:46 PM
2
commenti
martedì, gennaio 16, 2007
Pubblicato da
Né arte né parte
alle
9:30 PM
2
commenti
lunedì, gennaio 15, 2007
Pubblicato da
Né arte né parte
alle
11:50 AM
6
commenti
mercoledì, gennaio 10, 2007
Pubblicato da
Né arte né parte
alle
7:04 PM
6
commenti
martedì, gennaio 09, 2007
Il grillo parlante era completamente ubriaco. Distrutto dall’alcol. Cantava, anzi biascicava, qualcosa di incomprensibile. “Ma dove caspita eri finito? Ti ho cercato per ore…avevo bisogno di te, di un tuo consigl..MA COME DIAVOLO SEI RIDOTTO?! Sei in condizioni pietose… e tu dovresti essere la mia coscienza?”gli dissi con insolenza e rabbia.“Senti, fottuto pezzo di legno” mi fece lui senza nemmeno alzare troppo il tono della voce ”io manco volevo essere la tua coscienza, l’ho fatto solo per un misero stipendio e un permesso di soggiorno, e per tuo padre, che mi faceva pena. Non mi hai mai ascoltato, hai fatto sempre di testa tua” continuava a parlare, mentre avvertivo l’odore del suo alito pestilenziale ”umiliandomi e considerandomi come un povero cretino, oltre a fare esattamente l’opposto di quel che ti dicevo! E per una volta che non sono stato al tuo fianco, brutto imbecille di un burattino, vieni pure a farmi la predica?”. Mezzo passo in avanti, o meglio, di sbieco, per poi riprendere ”Sai cosa ti dico… io con te ho chiuso. Quando vedi la tua amichetta vestita di blu, sì.. dai… la fata, dille che mi sono licenziato…e che non mi cerchi più. Buona fortuna... Io me ne torno nel Paese dei Balocchi!!!”.
Pubblicato da
Né arte né parte
alle
2:07 PM
4
commenti
venerdì, gennaio 05, 2007
Completamente assuefatto. Nemmeno mi muovo. Una scrollatina alla coscienza? Se proprio devo. Non è possibile. Un raggio di sole intercetta lo schermo del televisore, sintonizzato sul telegiornale e si bagna di rosso. Le solite immagini. [Persone, decine, centinaia, migliaia, - quante sono? - falcidiate da fame, sete, miseria, guerre, raffiche di mitra. Padri che ammazzano figli che uccidono madri che annegano vite strappate alla vita. Proiettili, lame, coltelli, oppure mani per un regolamento di conti, una vendetta, una gelosia. Rapine che sfociano in giochi a somma zero, stupri e ancora violenza, tanta, troppa ignoranza. Pazzi che lanciano massi, che infrangono cristalli, sogni, famiglie. Pazzi che esplodono, che si fanno esplodere, che presentano il conto a chi non c’entra niente con la follia. E quando non basta, ci pensa un’onda a far piazza pulita. A volte in meno di mezzora, prima dello sport, esclusa la pubblicità]. L’indifferenza, la mia intendo, la dice lunga: nemmeno alzo la sguardo, mi limito ad ascoltare, nessun interesse, nessuna reazione: mangio tranquillamente col consueto appetito. Il degrado, la deriva sta qua. E poi, e davvero si sfiora il delirio, l’immagine del dolore di un gatto, cane, cavallo, zebra, giraffa o cosa caspita sia mi fa quasi compassione. Pazzesco. Ma dov’è finita la mia coscienza. La prenderei a schiaffi da solo.
Pubblicato da
Né arte né parte
alle
7:32 PM
3
commenti
giovedì, gennaio 04, 2007
No, lascia stare la ricerca della verità, lasciala dov’è. Un disilluso non è più felice di un sognatore, una manciata di cognizione di causa non fa la differenza. Preserva l’ingenuità di credere alla realizzazione delle aspettative e che i desideri abbiano un seguito. Almeno questo ti da la forza di provare. I grandi non sanno più di quanto tu saprai quando sarà ora.
Pubblicato da
Né arte né parte
alle
3:10 PM
5
commenti
mercoledì, gennaio 03, 2007
Apro le mani, non voglio stringere niente, distendo le dita e il palmo. Possedevo polvere perché a forza di stringere i pugni per non lasciar scappare niente, niente stringevo se non una manciata di polvere.
Pubblicato da
Né arte né parte
alle
7:09 PM
5
commenti







